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Vicenza-Triestina, l'analisi di Alberto Belloni: "Un malato da curare subito"

Gli alabardati non hanno solo sbancato il campo biancorosso, ma anche annichilito i padroni di casa, meritando ampiamente il successo. Solo colpa della Lanenovela?

Che il Vicenza fosse sovrastato era già successo, per esempio a Padova e a Reggio, ma che finisse in balìa dell’avversario, come un pugile suonato, senza capacità di opporre resistenza, mai… La bruttissima novità della partita di ieri al Menti è proprio questa. La Triestina non ha solo sbancato il campo biancorosso, ma ha annichilito i padroni di casa, meritando ampiamente il successo, che avrebbe anzi potuto avere proporzioni ancora più umilianti.

Colpa delle vicende societarie?

Qualcuno potrebbe oggi argomentare che la squadra ha finito per pagare l’interminabile e grottesca Lanenovela che da mesi sta mettendo alla berlina in  tutta Italia il club di via Schio, ma racconterebbe così solo una parte della verità. Stanno in realtà venendo al pettine tutti i nodi (ampiamente conosciuti, peraltro) di una campagna acquisti partita in modo disastroso (solo otto o nove giocatori, ragazzini compresi, sul pullman per il ritiro) e poi continuata tra mille incertezze e difficoltà.

Moreno Zocchi ha lavorato bene, facendo di necessità virtù e assemblando il gruppo con i giocatori che si potevano (e in alcuni casi non quelli che si dovevano) acquistare. I buoni rapporti con la Juventus gli hanno consentito di portare a casa qualche giovane molto interessante e di sicuro avvenire, ma lo scheletro di squadra è comunque uscito incompleto e con qualche evidente lacuna.

Vogliamo fare qualche esempio?

Tralasciando la difesa, che risulta il reparto meglio assortito (nonostante la debacle contro gli alabardati) il centrocampo manca di un regista e conta su elementi che, presi singolarmente non sono male, ma hanno tutti, chi più chi meno, maggiori tendenze alla copertura e alle geometrie che ad assicurare alla squadra velocità nelle ripartenze ed efficacia negli inserimenti tra le linee.

Ne esce un gioco troppo compassato, promuovibile in fase di copertura ma bocciato quando è il Vicenza a dover offendere gli avversari. Mancavano i soldi per comperare l’elemento alla Di Gennaro, per intenderci? Bastava forse solo non rinunciare a cuor leggero a un elemento come Fabio Sciacca, che nel precampionato non era apparso così compromesso fisicamente come invece dichiarato ed inoltre sarebbe rimasto per pochi euro.

L’altra nota dolente riguarda l’attacco: Comi e Ferrari sono due bomber di buon curriculum, ma per caratteristiche tecniche sembrano l’uno la fotocopia dell’altro. Ferrari, in particolare, non sta rendendo secondo le attese e la prima linea biancorossa non brilla certo per incisività. Magari sarebbe servito un attaccante diverso, più manovriero, capace di svariare da una parte all’altra. Era disponibile Maritato (anche in questo caso con un ingaggio non certo impossibile) ma si è deciso altrimenti.

Questa non è una critica ingenerosa nei confronti del DS, che, lo ripeto ancora, è riuscito ad assemblare un organico di tutto rispetto, vista la situazione. Tuttavia oggi, in un frangente così delicato come quello proposto dalla sconfitta contro la Triestina, qualche ragionamento sui motivi per cui gli uomini di Colombo accusano da settimane tante difficoltà, mi sembra doveroso.

E parliamo del mister

Elogiato da Sannino come uno dei tecnici più preparati della categoria, bisogna dargli atto che ha ragione quando afferma che non si tratta di un problema di moduli, perché la squadra mostra di soffrire indipendentemente dallo schieramento sul terreno.

Ma siccome le principali magagne  provengono dalla zona nevralgica del campo, è chiaro che là in mezzo l’allenatore deve trovare la quadratura del cerchio. Attualmente con gli uomini che ha a disposizione e magari domani con qualche rinforzo dal mercato invernale (cosa che lo stesso Zocchi mi ha anticipato come opportuna nell’ultima chiacchierata telefonica).

Un centrocampo capace di difendere ma rapido e incisivo nel capovolgere l’azione, produrrebbe effetti benefici sia sulle prime punte che sugli esterni, che appaiono oggi opachi e privi di inventiva. L’allenatore va lasciato lavorare: fare tragedie e metterlo in croce servirebbe solo a peggiorare la situazione. Occorre piena fiducia nel timoniere e c’è bisogno anche di una situazione di tranquillità e di chiarezza sul fronte societario.

Franchetto & C.

Se è vero che la società non mai fatto mancare nulla allo staff (è stato persino accontentato qualche giocatore che ha avuto bisogno di anticipi, così da tranquillizzare tutti sulla presenza concreta della proprietà) è certamente vero che il clima di provvisorietà non può non essere avvertito anche da chi scende in campo.

Due quindi gli auspici fondamentali. Primo: che la settimana porti qualche novità importante circa le trattative Boreas/Sanfilippo, accorciando l’agonia mediatica ad esse connessa.

Secondo: che la spedizione in Alto Adige trovi morale e voglia di riscatto sufficienti per invertire subito la tendenza in campionato. Perché se è vero che una vittoria potrebbe rasserenare subito il Cielo, meglio non pensare a cosa succederebbe nell’ipotesi di un nuovo stop. 


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