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Il punto di Alberto Belloni: "Ognuno è artefice del proprio destino"

Il Vicenza è kaputt? No. Non ancora. Il pareggio di ieri dice comunque che se il Lane di quest’anno non è fortunato molto è per sua personalissima colpa

Il Vicenza è kaputt? No. Non ancora, almeno. Ci sono 9 punti da spartire e i giochi non sono fatti. Che cosa ci dice il pareggio contro il Pordenone, dunque? Dice, intanto, che il Lane di quest’anno non è fortunato, ma molto per sua personalissima colpa. Quando all’88’ il pessimo arbitro di Lecco fischia il penalty per il fallo (nettissimo) subìto in area da Ferrari, la Dea Eupalla strizza alla buonora l’occhio ai biancorossi. In zona Cesarini, nonostante l’uomo in meno e tante difficoltà, la sorte pallonara regala ai padroni di casa l’occasione facile facile per portare a casa tre punti sui quali ormai nessuno avrebbe scommesso.

IL VICENZA NON È ANCORA KAPUTT

Ma la fortuna, dice un vecchio adagio del calcio, bisogna anche meritarsela. E se dal dischetto l’uomo più rappresentativo tra i biancorossi caccia sciaguratamente sulla traversa il pallone del 2-1, non è più neanche il caso di andare a discutere se il fuorigioco su De Giorgio ci fosse o meno, se il tiro di Burrai fosse parabile o no, se il primo cartellino giallo di Bianchi sia stato dato a capocchia oppure se il signor Maggioni abbia preso il patentino di arbitro per corrispondenza, alla Scuola Radio Elettra di Torino. Il destino ti aveva dato la carta giusta per tirarti fuori dalla zona play out e tu l’hai sciupata in malo modo. Stop.

Ma il Vicenza non è ancora kaputt, nonostante tutto e tutti. Grazie anche ad un campionato di C che quest’anno assomiglia sempre meno a calcio professionistico e sempre più al Gran Barnum del nulla. Per andare in D, in questo modestissimo torneo 2017/2018, non basta nemmeno arrivare ultimi. Ci vuole anche la sconfitta nello spareggio. La retrocessione, insomma, bisogna volerla proprio alla Vittorio Alfieri: sempre e fortissimamente. Di solito, a questo punto della stagione, ci si diverte a fare calcoli stocastici sull’esito finale. A me porta sfiga, visto che negli ultimi tempi i tentativi di indossare le vesti del Mago Otelma hanno condotto a tre retrocessioni.

IL TOTO-SALVEZZA

Ma voglio far trionfare la mia parte più positivista e illuminista, affidandomi anche stavolta ad un mio personale toto-salvezza. Ebbene, sforzandoci di non eccedere in ottimismo berico, dopo i 180 minuti finali vedo Ravenna, Fermana e Santarcangelo a godersi la prossima Cadetteria. Anche il Teramo potrebbe togliersi dai guai all’ultimo secondo (assegnando tuttavia agli abruzzesi la vittoria finale in casa contro la Reggiana, risultato non certo scontato). Per i due posti fatali, quindi, se la giocherebbero Gubbio, Fano e Vicenza, attualmente a 33, 31 e 30 punti. Il Gubbio giocherà solo due turni, entrambi in trasferta ed entrambi contro avversari sulla carta proibitivi: Bassano e Padova. Potrebbe fare 0 punti e restare a quota 33. O rimediare un pari che non cambierebbe la sua sorte. Quanto ai marchigiani, sono attesi dalla trasferta a Trieste e da quella a Fermo, inframmezzate dal turno tra le mura amiche contro il Fano. Assegno loro 4 punti probabili, che li porterebbero a quota 35.

E veniamo al Vicenza. Quando studiavamo geometria sui banchi di scuola abbiamo imparato che cos’è il postulato che precede un teorema. Per il Lane il postulato è la vittoria esterna nell’ultima partita della regular season, a Bergamo contro l’Albinoleffe. Se i biancorossi centrassero questa missione e portassero in precedenza a casa almeno 2 punti (meglio 3) tra la spedizione a Ravenna e il derbino al Menti coi giallorossi targati Renzo Rosso, potrei accreditarli di 5 (forse anche 6) lunghezze, chiudendo così a 35, magari a 36. Salvi in entrambi i casi, visto che con il Fano vantiamo una doppia vittoria in campionato.

UNICO PENSIERO: PORTARE A CASA PUNTI

Pippe mentali? Può essere, ma il calcio è fatto anche di questi “divertissements” dei poveri, nei quali ci si consola con la fantasia per dimenticare mesi di “Mai una gioia”. E tra realtà ed illusioni si appropinqua, fuori dal campo, l’altro match fondamentale, quello in Tribunale per l’asta del 27 aprile. Sul bando sappiamo ormai tutto. Sulle cordate un po’ meno… Pare che Boreas si stia defilando, qualcuno dice per colpa del curatore che avrebbe rifiutato l’aiuto di 600.000 euro offerto dall’ing. Pioppi (ma il dr. De Bortoli assicura che non è vero). Il che ci dà almeno la certezza che ad uno dei due protagonisti della vicenda spunterà un bel naso lungo da Pinocchietto. Malvezzo contro cui cui ViFin e Sanfilippo, peraltro, ci hanno abbondantemente vaccinato nei mesi scorsi, cacciando un’interminabile repertorio di bubbole.

Che accidenti succederà di fronte al martelletto del banditore è previsione sulla quale nemmeno mi avventuro. L’unica cosa sulla quale tutti mestamente si interrogano è, ovviamente: chi sarà disposto ad investire quattrini su una società che sta affondando come il Titanic, con tanto di orchestrina sul ponte che suona “I biancorossi sono dei gran giocatori…”? Inutile avventurarsi oltre nei voli pindarici. La squadra pensi solo a portare a casa punti domenica dalla terra bizantina. Perché, come sta scritto nell’asso delle trevisane di Teodomiro Dal Negro: “Unicuique faber fortunae suae”, cioè “Ognuno è artefice del suo destino”.


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