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Il punto di Alberto Belloni: San Rocco Siffredi e la questione morale

Due gli argomenti del corsivo del lunedì: il punto conquistato a Portogruaro contro il Mestre di Zironelli e le novità sull'asta

Archiviata la trasferta di Mestre, possiamo parlare dei rumors relativi all’imminente asta per l’acquisizione del Vicenza Calcio oppure soffermarci sul buon punto portato a casa da Lerda sul terreno di una delle squadre più in forma del lotto. C’è un’ovvia interdipendenza tra situazione societaria e risultati sul campo, per cui varrà la pena di non tralasciare nulla.

La partita

Partiamo dunque proprio dal calcio giocato. Sabato, nel pezzo di presentazione, avanzavo dei dubbi sulla reale condizione psicofisica dei giocatori del Lane, raccomandando loro di dimostrare sul campo se la squadra c’era ancora oppure se fosse ormai preda di un clima di smobilitazione. Se il Ravenna ce l’ha fatta a violare il campo di Salò, mi dicevo, perché i biancorossi non potranno fare la loro porca figura al Mecchia?

La risposta è stata confortante. Il gruppo è vivo e (come il Pablo di degregoriana memoria) lotta insieme a noi. In fondo non poteva essere altrimenti, dopo la rivelazione fatta dal pornodivo più famoso del pianeta, il mitico Siffredi da Ortona, che ha appena esternato di essere tifoso del Vicenza fin da bambino, corredando la dichiarazione con una sua foto in maglia biancorossa tra gli amichetti pallonari. E siccome è notorio come il Rocco nasconda (mica tanto) nelle mutande due gioielli di famiglia tipo noci di cocco, che cosa potevano riprodurre i nostri baldi portacolori nei loro calzoncini? Due bagigi (per i non veneti, arachidi…)? Ovviamente no.

Ed infatti in laguna è venuto fuori un Lane tignoso, aggressivo, volitivo, mordace. Magari non ancora bello esteticamente, ma comunque il cagnaccio che serve per uscire dal mare di guano in cui la formazione si è andata cacciando. Esaurita questa dissertazione viril-andrologica, resta da fare qualche considerazione sull’improvvisa accelerazione data al capitolo finale della Lanenovela, con l’asta prima segnalata per metà maggio e oggi (pare) anticipata ad aprile.

Il colpo di scena dell'asta

Perché? I soliti bene informati hanno parlato della formalizzazione di una nuova cordata in concorrenza con quella targata Boreas/imprenditori veneti e centrata sul restyling del Menti e sull’operazione immobiliare e commerciale ad esso legata. Ora forse si spiegano certe cose.

Il curatore ha sempre negato l’offerta di 600.000 euro fatta dal gruppo arabo/lussemburghese nel recente passato. Ma altre fonti danno per corretta questa informazione. In quest’ultimo caso, l’offerta di aiuto potrebbe (il condizionale è d’obbligo) essere stata ignorata per non dare una prelazione in grado di spiazzare il nascente competitor? Nuova cordata o vecchia cordata? Nel senso che a concorrere all’asta potrebbero essere personaggi che già hanno avuto un ruolo (e non secondario) nelle tristi vicende societario degli ultimi lustri.

Un dejà vu, insomma, che potrebbe piacere all’establishment vicentino ma risultare invece assolutamente indigesto ai supporter berici. E forse non solo ai supporter berici. Va valutata anche la posizione dei candidati alla poltrona di Palazzo Trissino. Dopo la scesa in campo di Variati in conclusione di mandato (il primo cittadino uscente ha avuto parole particolarmente dure nei confronti dei recenti gestori di via Schio) anche i fronti politici contrapposti sembrano su posizioni favorevoli ad un repulisti totale, all’eliminazione di tutti quelli che hanno condotto la società in acque tanto agitate.

Così Rucco e Possamai (entrambi tifosi del Lane), un po’ più sfumata la posizione di Dalla Rosa e e Mantovani. Ma è difficile in ogni caso pensare ad una rifondazione del Lane contro l’Amministrazione e contro la piazza. Di questo non potrà non tenere conto Nerio De Bortoli (cui raccomandiamo, probabilmente con eccesso di zelo, una terzietà che sia garanzia di pari opportunità per entrambi i contendenti) e soprattutto il giudice fallimentare cui spetterà l’ultima parola nella concretizzazione dell’asta. Qui non si tratta solo, è importante capirlo, di fornire al Vicenza qualche milione di euro per uscire dall’impasse del fallimento.

Visti i costi di una serie C (per la D non entriamo nemmeno in argomento) che divora 4/5 milioni a stagione, non basta assicurare una dotazione contingente di risorse, ma occorre sviluppare un progetto capace di dare redditività ad un calcio malato con nuove opportunità di investimento privato. Altrimenti nell’arco di massimo un decennio ci si ritroverà con gli stessi problemi del dopo-Cassingena: risultati sportivi deludenti, vivaio incapace di produrre utili, casse esauste e oneri fuori controllo. Ci vogliono persone nuove e possibilmente persone di calcio. Serve una rigida divisione dei ruoli, secondo professionalità accertate.

C’è necessità di una prospettiva a medio/lungo periodo, con uno impianto di proprietà e capitali adeguati. Ma più di ogni altra cosa bisognerebbe far tesoro degli errori del passato. Mantenere la categoria sarà il primo passo. Il resto è questione di schei, tanti schei. Ma non solo. E’ anche e soprattutto questione morale.


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