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Il punto di Alberto Belloni: "Niente scuse, siamo il Lane"

Niente drammi. Perdere di misura in casa della seconda in classifica ci può stare. Specie se la sconfitta arriva a seguito di una buona prestazione nel primo tempo e non vergognosa nella ripresa

Ci sono tante partite da giocare e, se il campionato finisse qui, il Lane sarebbe ancora fuori dall’inferno dei play out. No de profundis e no spari sulla Croce Rossa. Ma attenzione a lasciarsi andare ad una litania che si inizia a percepire sia in via Schio che nei Bar Sport, la litania dei perdenti: la preparazione dimezzata, la rosa corta (specie dopo le diserzioni di Beruatto, Di Molfetta, Turi e del “Borriello dei Berici” Lanini), la Lanenovela, la cattiva sorte, gli infortuni e, naturalmente, gli arbitraggi.

C’è del vero in ognuno di questi argomenti a discarico, ma a questo punto serve a poco o nulla attaccarsi agli alibi. Il Vicenza sta lì in fondo non solo per tutti questi motivi, ma anche perché è una squadra con alcuni pregi e qualche difetto profondo. Le ultime uscite hanno impietosamente confermato un centrocampo non solo povero di alternative ma soprattutto monocorde: è forte e competitivo nella fase di interdizione e di pressing ma ha dei limiti endemici quando si tratta di avviare ripartenze efficaci.

AL LANE SERVE UN GIACOMELLI IN FORMA

La palla prende velocità e verticalità solo quando De Giorgio riesce ad accendere la luce, il che avviene ad intermittenza. Il pacchetto di mezzo fatica inoltre ad affondare tra le linee, non per inedia dei protagonisti ma perché tutti, da Romizi ad Alimi, da Bangu a Tassi, da Giorno allo stesso Milesi, non hanno nelle loro corde l’inserimento improvviso o la verticalizzazione geniale. In questa situazione, al Vicenza servirebbe come ossigeno un Giacomelli al meglio della forma, cioè un giocatore capace di rompere l’altrui cerniera con discese irresistibili, con giocate “uno contro uno” capaci di creare superiorità numerica nella metacampo avversaria.

Ma Jack non è quello dei tempi migliori, né quando entra dal primo minuto e nemmeno (vedi San Benedetto) quando viene utilizzato a gara in corso. Senza i nostri due fantasisti al 100% il gioco del Lane è volenteroso, in molti tratti persino commovente per impegno , ma terribilmente macchinoso e imprevedibile. Inoltre Zanini ha a disposizione due prime punte troppo simili. Non uguali, ma certo molto simili. E se il centrocampo non produce in 90 passa minuti che poche palle davvero giocabili, né Ferrari, né Comi, sono in possesso del dribbling ubriacante o dello scatto imperioso. Per Comi, poi, stiamo assistendo ad un’involuzione di gioco davvero preoccupante.

Preoccupante perché il bomber è stato fino ad un certo punto il miglior realizzatore dei biancorossi, mentre in questa fase appare un “kagemusha”, cioè l’ombra del guerriero. I numeri parlano chiaro: fino al gol di spalla realizzato da Ferrari mercoledì pomeriggio, il Vicenza non segnava da oltre 400 minuti. Di peggio ha fatto solo il Fano… Proprio da questi difetti bisogna adesso partire per affrontare l’ultima porzione del torneo.

L'INUTILITÀ DI PIANGERSI ADDOSSO 

Smettendo di frignarsi addosso per questa stagione sfortunatissima e reagendo da uomini veri alle avversità. Il gruppo ha in sé le risorse per farlo: non mancano né la coesione, né il carattere, né i mezzi. E bisogna farlo soprattutto al Romeo Menti, dove troppi punti sono stati lasciati agli avversari. Ma il calendario propone già un nuovo turno lontano dalle mura amiche, a Renate.

Un turno difficile, perché non esistono più partite facili in serie C. Servono punti per restare distanziati dalle due Cenerentole e occorre portarli a casa, nonostante tutto e tutti. Lunedì, dai protagonisti in campo, non vorrei sentire le solite argomentazioni da dottor Sottile, ma un potente sussulto di orgoglio: “Nonostante i nostri guai passati, nonostante la mancanza di tranquillità, nonostante le assenze, nonostante la forza dell’avversario, nonostante il campo pesante, nonostante il mediocre direttore di gara, abbiamo vinto lo stesso. Perché noi siamo il Lanerossi Vicenza!”.

Sarebbe anche il modo migliore, nell’avvicinamento al fatidico momento dell’asta, per incentivare coloro che fossero interessati a salvare la società. Magari non servirà a nulla, ma almeno proviamoci…


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