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Padova-Vicenza, il punto di Alberto Belloni: "Che Lane, brutto e invincibile"

Per portare a casa il punto, in assenza quasi totale di gioco, c’è voluto tanto sacrificio, tanto agonismo e una buona dose di “fattore C”, che nel calcio non guasta mai

Foto Vicenza Calcio

Eccoci qui, ancora in cima all’Olimpo, dopo la pericolosa spedizione nella Città del Santo.

Il Lane è uscito imbattuto ma ha confermato, secondo le parole dello stesso mister Colombo, di essere ancora abbastanza lungi dalla sua migliore condizione atletica e tattica. Per portare a casa il punto, in assenza quasi totale di gioco, c’è voluto tanto sacrificio, tanto agonismo e una buona dose di “fattore C”, che nel calcio non guasta mai. Alla fine dei tempi regolamentari, in conferenza stampa, Bisolone ha bollato con parole dure la sua ex squadra

“Non sono mai esistiti visto che in campo ci siamo stati solo noi.” La battuta veniva spontanea: “Ma, mister, se il Vicenza è stato quella ciofeca inguardabile di cui Lei parla, come mai il suo eccellente Padova non è riuscito a rifilargli tre o quattro peri?”.

Qualche considerazione più equilibrata non guasta.

Che il Padova abbia meritato di vincere è argomento sul quale pochi si metterebbero a discutere. Che il Lane sia stato poca roba, pure. Fa specie, in ogni caso, l’idea, sostenuta dallo stesso tecnico biancoscudato e da buona parte del pubblico patavino, che il match dei padroni di casa sia stato di alto livello. In realtà, quello dell’Euganeo è stato un brutto incontro, povero di contenuti tecnici, nel quale il Padova ha surclassato gli avversari sul piano fisico e della disposizione tattica, producendo tuttavia un gioco macchinoso, spesso confuso e decisamente noioso da vedere. Pur tenendo in mano il pallino del gioco per almeno 70 minuti, i locali hanno di fatto partorito solo 3 o 4 palle gol, senza capitalizzarne alcuna. Se questo va definito bel calcio, vien da chiedersi che spettacoli abbiano visto sin qui gli sfortunati spettatori che ieri hanno riempito la Curva Fattori con un tifo caldo ma di infima qualità sportiva, come testimoniato dai ripetuti “buuu” vomitai addosso prima a Bangu e poi a Salifu.

Il match del tifo l’hanno vinto senz’altro i 2.300 supporters berici

che hanno riempito la curva, offrendo alle telecamere RAI uno spettacolo da brividi e dedicando buona parte delle loro tonsille a spernacchiare l’Hellas, incuranti delle contumelie provenienti dal settore opposto. Ma veniamo al Vicenza. Come detto, le solite magagne son tornate tutte fuori, persino esaltate dalla prevista caratura dell’avversario. Sotto esame soprattutto il centrocampo berico, che ieri è scivolato verso il basso praticamente dal primo minuto, un po’ perché le due punte di casa lo tenevano impegnato in copertura e molto perché, per caratteristiche, non c’è al momento un elemento di personalità capace di farlo alzare al momento giusto, guidando le ripartenze e dando alla manovra velocità e verticalità (Sciacca, nostalgia canaglia!). Romizi, Alimi e Bangu si sono sfiancati in un duro lavoro di contenimento, perdendo lucidità mano a mano che la fatica intossicava muscoli e neuroni.

Altro settore che non ha funzionato, quello cui Colombo tiene maggiormente, cioè la fasce laterali.

Nella serata patavina né De Giorgio, né Giacomelli sono riusciti a spaventare i relativi avversari, i quali, soprattutto nel primo tempo, sono spesso andati a fare gli attaccanti aggiunti. E non è un caso che entrambi gli esterni biancorossi siano finiti anzitempo in panchina. Buone note, per fortuna, sia dal portiere (sempre attento ed efficace) che dalla difesa (la quale, nonostante il lunghissimo predominio territoriale dei padroni di casa, ha sofferto al minimo sindacale). Che dire ancora? In chiusura, si potrebbe aggiungere che vedere lassù un Vicenza che sin qui ha vinto ma non convinto, fa aleggiare nella zucca una ovvia domanda: che diavolo succederà quando la squadra avrà raggiunto la migliore forma e il completo equilibrio tattico? Meglio evitare di approfondire oltre, per restare coi piedi saldamente ancorati per terra.

Certo che, se domenica il risultato della gara casalinga con il Feralpi dovesse sorridere al Lane, ci si potrebbe presentare al turno di riposo guardando ancora dall’alto tutto il resto della truppa. E in quel caso, se fossi gli altri, inizierei davvero a preoccuparmi…


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