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LR Vicenza - Rimini, il punto di Alberto Belloni: I biancorossi arrancano ma qulcuno ha la memoria corta...

La mancanza della prima vittoria agita intanto il popolo dei “mugugnatori”, degli scontenti di professione. Tutta gente che ha già dimenticato dove eravamo lo scorso anno, cosa abbiamo rischiato e quanto siano migliorate le prospettive per il futuro

Terza partita e terzo pareggio per il Lane. Dietro a questi tre punti, bottino non certo esaltante anche se non disastroso, stanno alcuni problemi al momento irrisolti, che riguardano da un lato l’efficacia del4-2-3-1) utilizzato da Colella fin dallo scorso anno, ma che oggi viene interpretato da molti nuovi protagonisti e dall’altro il valore intrinseco dei giocatori che compongono l’attuale rosa. La mia opinione è che i due aspetti siano molto legati.

Il Vicenza sta pagando in questo periodo un’evidente incapacità di concretizzare a rete la notevole mole di gioco che riesce a produrre e questa scarsa vena realizzativa è forse frutto della difficoltà a mettere in pratica un modulo che in attacco si fonda sugli automatismi tra la prima punta e i trequartisti che le stanno dietro. L’unico, al momento, che interpreta lo schema con una certa convinzione è Giacomelli, nonostante le ruggini che si porta dietro.

Sia Laurenti (o Tronco) sia soprattutto Curcio (per tacere dello stesso Arma), non stanno rendendo secondo le aspettative. Si tratta di giocatori di talento, che hanno probabilmente bisogno solo di un po’ di rodaggio e di tempo per entrare appieno nei movimenti e nei tempi più efficaci. Si potrebbe provarli in altro contesto? E perché no? Colella non l’ha mai escluso, anzi ritengo che stia seriamente valutando l’ipotesi.

Tuttavia va tenuto conto del frangente di campionato. Con tante partite giocate a ripetizione, non sembra proprio il momento più adatto per avventurarsi in cambi tattici. E’ verosimile che i 4-4-2 o i 4-3-2-1 li vedremo eventualmente un po’ più avanti, quando la stagione (che “normale” non sarà mai) potrà almeno uscire da questa fase nevrotica e autolesionista.

I mugugnatori

La mancanza della prima vittoria agita intanto il popolo dei “mugugnatori”, degli scontenti di professione. Tutta gente che ha già dimenticato dove eravamo lo scorso anno, cosa abbiamo rischiato e quanto siano migliorate le prospettive per il futuro. Nel calcio da Bar Sport la memoria è corta, cortissima. Perché è assolutamente lecito criticare le modalità della campagna acquisti, l’entità dello sforzo finanziario di Renzo Rosso, le strategie societarie o le scelte di immagine. Ci sta, da sempre. Uno paga il biglietto ed esprime le sue opinioni (le sbroccano persino quelli che il biglietto non lo pagano).

Ciò che io trovo incomprensibile è il de profundis che qualcuno inizia già a recitare dopo tre (diconsi tre) partite di campionato. Volete togliervi lo sfizio? Andate a scorrere qualcuno dei molti siti internet che si occupano di Lane e scoprirete il piccolo esercito di becchini che sta già preparando la fossa al Vicenza (dico piccolo, perché alla fine si tratta di qualche centinaio di irriducibili censori, a fronte di migliaia di supporters disposti a dar credito al nuovo corso, come testimoniato dagli applausi del dopo gara).

Non è la critica di per sé ad essere inaccettabile, ripeto. Sono i tempi a lasciare l’amaro in bocca. Personalmente invidio ai “mugugnatori” la loro fenomenale capacità divinatoria. Qualsiasi persona di buon senso sospenderebbe il giudizio sui biancorossi, rimandandolo di qualche settimana (per conto mio, ritengo che una prima valutazione più obiettiva potrà essere fatta dopo il poker di gare importanti, tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre) e lasciando così al tecnico il tempo di lavorare sui difetti emersi. Invece no, le sentenze sono già lapidarie: atleti scarsi, allenatore incapace, gioco perdente

Roba che neanche Nostradamus si sarebbe peritato di scrivere, a metà settembre. Ribadisco per la terza volta il concetto: se a uno va di dichiarare morta questa squadra senza lasciarle nemmeno il tempo di esprimersi compiutamente, ok. E’ un suo diritto e nessuno può toglierglielo. Mi piacerebbe tanto, però, scrivere nome e cognome di quelli che oggi sparano a zero sul Vicenza, perché nessuno si possa poi nascondere.

Se il Lane in effetti dovesse fallire l’obiettivo (obiettivo che, non dimentichiamocelo, è sempre stata dichiaratamente la zona play off e non esplicitamente la promozione immediata) la lista di chi oggi lo dichiara morto e defunto potrebbe diventare l’elenco d’onore dei maghi del calcio. Ma se questa squadra con il suo allenatore trovasse nel tempo la quadratura del cerchio, rendendosi protagonista di un buon campionato, foriero di ulteriori soddisfazioni in un programma magari triennale, beh, quello stesso ipotetico elenco lo esporrei in pompa magna sui muri cittadini.

In modo che a nessuno dei “mugugnatori” venisse poi in mente di saltare di soppiatto sul carro dei vincitori.

La costruzione di un gruppo vincente (i più vecchi tra i tifosi lo sanno bene, ricordando vecchie promozioni) è un lavoro lungo e difficile, fatto di piccoli passi e di tappe intermedie. E sorretto dalla fiducia della gente, soprattutto di fronte alle prime difficoltà. Se questa fiducia latita, se ci si lascia andare ai malumori contingenti, se prevale lo spirito sfascista, tutto diventa maledettamente difficile. Quasi impossibile. Io non sono disposto a firmare nessuna cambiale in bianco a Renzo Rosso e sono perfettamente conscio che non stiamo parlando di madre Teresa di Calcutta. Tuttavia mi sforzo di non dimenticare che quella mattina di maggio, in Tribunale, non è arrivata la busta di Sanfilippo, o di Boreas o dei francesi. O di Franchetto e Polato. E nemmeno quella dei “mugugnatori” di professione. L’unico che ha cacciato la grana, poca o tanta, sufficiente o insufficiente che fosse, è stato il gruppo Otb.

Nel deserto di una Vicenza piatta e indifferente. La domanda è dunque questa: l’attuale proprietà, quella che ci ha tirato fuori dal fallimento, non merita nemmeno un po’ di pazienza?


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