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L. R. Vicenza e i dubbi sull’ok al campionato: l'udienza Romizi

L’iter che ha permesso alla squadra di iscriversi non è trasparente ma qualche chiarimento potrebbe arrivare dalla giustizia sportiva

Avrà inizio domani, venerdì, l'udienza che vede l'ex biancorosso Marco Romizi contro il commissario straordinario della F.I.G.C. e contro l'L.R. Vicenza Virtus sulla vicenda della creazione della nuova società berica. 

L'opinione

In un corsivo pubblicato sul GdV del 23 agosto 2018 l’avvocato Tonino De Silvestri, il quale tra l’altro è noto al grande pubblico in virtù della sua lunga esperienza come docente di diritto dello sport, fece una serie di considerazioni molto precise sulle ultime vicende societarie che avevano costellato la nascita del cosiddetto nuovo Vicenza calcio. In quell’elzeviro a pagina 37 si spiegava testualmente come la società subentrante non «potesse acquistare il titolo sportivo della fallita». Ancora, venne definito «un equivoco» il meccanismo per cui «la Fgic... ove fosse stata costituita una newco locale... avrebbe potuto non trasferire ma attribuire un nuovo titolo sportivo». E ancora «sul presupposto... che gli organi fallimentari... non sono obbligati a rispettare... l’osservanza delle norme federali, si può comprendere come gli stessi si siano indotti ad assecondare l’iter alternativo proposto dalla famiglia Rosso incentrato sull’acquisto del ramo d’azienda comprensivo solo dei beni prescelti nonché sui cambi di sede e di destinazione».

Il titolo sportivo

A distanza di qualche settimana quelle parole andrebbero rilette in filigrana.

Anzitutto le parole di De Silvestri aiutano a fare luce su un aspetto che durante queste settimane è stato lungamente dibattuto. Si parla del trasferimento del titolo sportivo. Le norme della Federazione italiana gioco calcio tassativamente proibiscono il trasferimento di tal titolo perché le stesse prevedono che quando ad una società viene revocata la affiliazione, come nel caso di fallimento, il titolo si estingua con essa. Di conseguenza tutto il chiacchiericcio di questi mesi estivi su possibili fusioni, incorporazioni, aggregazioni del vecchio col nuovo hanno distolto l’attenzione dei tifosi da un aspetto fondamentale. Quello per cui l’attuale L. R. Vicenza Virtus è un soggetto altro rispetto allo storico club che vide nelle sue fila Paolo Rossi e tanti altri.

Volendo semplificare al massimo l’attuale club di via Schio altro non è che il Virtus Bassano che ha traslocato nella città di Palladio. Ciò considerato bisognerà capire fino in fondo se anche in questo caso lo spirito delle disposizioni federali in materia sia stato rispettato fino in fondo. Basti pensare la tenuità, a partire dal nome, dei riferimenti al Bassano. E la forza di quelli alla storia del Vicenza. Fermo restando che quell’L. R. che da molti tifosi è visto come un romantico richiamo alle glorie «del Lane», può significare tutto e nulla. Visto che «L. R.» per esempio sono le iniziali di Luna Rosso, ovvero di una delle figlie del patron della Diesel.

I dubbi

Fatte queste precisazioni rimangono molti dubbi rispetto a quanto capitato questa estate. Uno di questi riguarda possibilità che che gli organi fallimentari possano avere messo in pratica una vera invasione di campo delle prerogative federali: senza che gli organi sportivi levassero la men che minima lamentela. Vero? Falso? L’amaro in bocca di molti comunque rimane. Il che fa nascere spontaneamente una domanda alle quale rispondere potrebbe essere un azzardo. Ma come accidenti è stato possibile che il comitato dei creditori guidato da Gianni Grazioli abbia potuto accettare senza batter ciglio la proposta in salsa bassanese che proveniva dalla famiglia del taycoon del jeans di note origini saccisiche?

Il quesito non è peregrino soprattutto perché Grazioli non è l’ultimo capitato, ma è il direttore generale dell’Assocalciatori, ovvero del sindacato dei giocatori. Vale a dire quell’organo che in primis deve proteggere proprio questi ultimi dalle fughe in avanti di chiunque abbia in mente di svicolare dai princìpi federali in danno ai diritti degli stessi tesserati. Non di meno può essere taciuto che a fronte della salvaguardia che il sindacato dei calciatori ha (o non ha) messo in campo verso questi ultimi, c’è di converso un manipolo di ex biancorossi (a partire da Marco Romizi), che sentendosi evidentemente poco tutelato, ha deciso di ricorrere contro il percorso societario apparecchiato dagli spin doctor della famiglia Rosso.

Il che, a cascata, fa sorgere altri quesiti. Il curatore e il tribunale hanno agito improvvidamente scegliendo di leggere in maniera assai singolare le disposizioni federali? Come mai la famiglia Rosso, come in una sorta di outlet in periodo di saldi, si è potuta permettere il lusso di scegliere certi asset piuttosto di altri quando la ratio delle norme federali tutela senza se e senza ma il bene e l’unicum della continuità societaria? In base a quali criteri certi asset sono stati esclusi e altri ricompresi? In base a quale criterio giuridicamente sostanziato curatore e giudici hanno deciso di avallare questa linea di pensiero? È o non è un pateracchio l’aver dimenticato quale fosse la disciplina imposta dalle norme federali? Che cosa frulla davvero nella testa di Renzo Rosso? E come mai il curatore in qualche modo, venendo meno ai suoi propositi iniziali, ha permesso che alla gara partecipassero società che non avevano sede nel capoluogo berico, sebbene dal principio fosse stato categoricamente sancito il criterio che la partecipazione all’asta fosse pensata solo per società che risiedono giustappunto a Vicenza?

Come finirà?

De Silvestri per di più terminò il suo corsivo con un vaticinio apparentemente facile da azzeccare: «Previsioni? Quando inizierà il campionato il L. R. Vicenza sarà al suo posto». Si tratta in realtà di una considerazione che se letta fino in controluce è foriera d’un giudizio al curaro. Il perché? Il motivo è semplice. A fronte di un ragionamento pregresso molto critico sugli intoppi che non avrebbero dovuto far propendere per un regolare inizio del campionato, quest’ultimo per il club vicentino è invece iniziato normalmente: ergo è assai probabile che ci debba essere qualcosa di inconfessabilmente stonato in quell’iter.

Non più tardi del 30 giugno 2018 per di più chi scrive, proprio su Vicenzatoday.it ebbe a precisare che «... Ora, se si applicasse pedissequamente questa disciplina al vecchio Vicenza calcio la società eventualmente nata sulle sue ceneri farebbe difficoltà a rinascere secondo i crismi della Figc. Il che farebbe pensare che la nuova L. R. Vicenza Virtus spa altro non sia che un Bassano Virtus sotto altre spoglie o con un nuovo nome, che ha acquistato una parte degli asset del Vicenza». Il fatto che pure questa previsione, al fianco di quella di De Silvestri, si sia avverata senza colpo ferire significa che qualcosa di balzano nell’accidentato percorso che ha portato al parto del nuovo Vicenza in blue jeans, è sicuramente accaduto.

Ill tribunale della Figc il 21 settembre (come anticipato da Vicdenzatoday.it ), se lo vorrà, potrà illuminare una parte di questa tormentata vicenda: un ginepraio in chiaro-scuro in cui i toni scuri soverchiano i chiari.


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