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L'anomala storia della cessione del Vicenza: "Rosso ha comprato il nulla cosmico, perchè?"

Ospitiamo l'intervento di Pino Dato, giornalista e direttore di "Quadreni Vicentini", che da mesi sta osservando quando accaduto all'ombra del Menti

La copertina del numero di Quaderni Vicentini

Il ricorso di Romizi, ex tesserato del fallito Vicenza calcio, e quello di altri (per ora) tre ex giocatori che si sono sentiti danneggiati dalla strana, e originale, procedura che ha portato il ben noto Renzo Rosso, creatore e titolare di Diesel, a impossessarsi dei resti (non si saprebbe come altro definirli) della storica società biancorossa fallita, sarà discussa il prossimo 21 settembre alla Corte federale della Figc. Dunque, a campionato sicuramente iniziato.

La sentenza che ne sortirà, comunque non definitiva, non turberà il corso del torneo, ma potrà al massimo servire alle istanze individuali dei giocatori ricorrenti. La caratteristica inedita del ricorso è tuttavia quella di essere duplice: non solo rivendicazioni in merito alla personale divelta posizione contrattuale, considerata violata a termine di regolamento federale, ma anche un chiaro atto di accusa dell'operazione di Renzo Rosso nel suo complesso.

L'operazione, infatti, costituisce un'anomalia assoluta nel mondo del calcio e anche in quello civilistico dei fallimenti di società di capitale. Mi sono occupato quasi un mese fa della stranezza dell'operazione per "Quaderni Vicentini" e in questa sede posso riassumere con veloci tratti quelle che mi sono parse anomalie sicuramente sospette.

Cosa è accaduto

Il Vicenza Calcio spa era fallito a gennaio. Il giudice fallimentare, per consentire il salvataggio del titolo sportivo, come avviene sempre in questi casi di fallimenti di società calcistiche, ha consentito l'esercizio provvisorio dell'azienda e la conclusione del campionato. L'esercizio provvisorio porta con sé più costi che ricavi, ovviamente. Ma alla fine c'è la gara d'asta che decide l'assegnazione del titolo, ovvero del valore più alto di qualsiasi società.

Nel Vicenza calcio il titolo sportivo era tutto, perché si accompagnava anche alla disponibilità della famosa "R", simbolo riconosciuto dadecenni di grande spolvero sportivo. La "R" era in comodato d'uso gratuito da anni, concessa amabilmente dai proprietari della Lanerossi, i Marzotto. Il Vicenza calcio fallito, a parte il titolo e la "R", non aveva nulla. Solo debiti.

Il contratto di locazione per lo stadio era scaduto e il debito verso il comune di Vicenza largamente e storicamente insoluto. La squadra non disponeva neanche del campo di allenamento. Il curatore De Bortoli indice l'asta. Deserta. Indice una seconda sessione d'asta. Deserta anche questa. Scaduti i termini (almeno così pare) il curatore annuncia che si andrà a trattativa privata. 

Qui si fa avanti per la prima volta Renzo Rosso.

Attraverso una società di proprietà, la OTB, formula un'offerta in busta chiusa. L'offerta non è resa pubblica ma è talmente bassa da indurre il curatore, con una decisione tecnicamente abbastanza inedita, a stabilire pubblicamente due cose: una scadenza (il 30 maggio), e un prezzo minimo. 

Il prezzo prevede due ipotesi, dal momento che il campionato non è ancora concluso e si deve attendere l'esito dello spareggio del Vicenza con il Santarcangelo per sapere sela squadra manterrà la serie C o dovrà formalmente retrocedere fra i semiprofessionisti. Tra la sorpresa generale il Vicenza batte il Santarcangelo e mantiene la C.

De Bortoli aveva fatto due prezzi: 1,4 milioni di euro sela squadra manteneva la C, 1,1 milioni se retrocedeva. Si fa avanti ancora Rosso (che evidentemente ha un dialogo con De Bortoli). I nuovi termini decisi dal curatore (la data e il prezzo) erano indirettamente una risposta all'offerta fatta da Rosso in busta chiusa la prima volta e ritenuta non congrua. Adesso la risposta è più corretta: 1,1 milioni offre OTB ma solo per il ramo d'azienda, non per il titolo sportivo.

Cosa ci fosse in quel ramo d'azienda, a parte qualche mobile e qualche computer d'epoca rinvenibile nella vecchia sede di via Schio è tuttora un mistero (che potrebbero svelare solo De Bortoli e Rosso). L'ho personalmente definito il nulla cosmico.

Le trattative

se è vero che 1,1 milioni è un prezzo più congruo, e dunque accettabile (e accettato) come mai il curatore smentisce se stesso che aveva stabilito quel prezzo per un Vicenza retrocesso, non per un Vicenza inC? La scappatoia a questa contraddizione potrebbe essere la seguente: De Bortoli si riferiva al Vicenza con il titolo sportivo, non ad un ramo (misterioso) d'azienda. Per un ramo d'azienda le cose cambiano.

Ma le trattative in sede dicessione di cespiti fallimentari non devono essere chiare fin dall'inizio? Se di ramo d'azienda e non del titolo sportivo (la cosa più preziosa) si trattava chi può escludere che qualcun altro avrebbe potuto intervenire nella trattativa fuori asta? Rosso non voleva il titolo del Vicenza. Ma questa non è un'anomalia, è una logica commerciale di cui il nostro è maestro. Acquistando il titolo avrebbe acquistato tutti i contratti in essere più i relativi costi per i mesi nei quali i giocatori non sono stati pagati. Il suo obiettivo era un altro. Portare il titolo sportivo del Bassano, regolarmente in C. Trasferirlo allo stadio Menti, mettere ai giocatori del Bassano la maglietta a strisce biancorosse del Vicenza e chiudere così la partita.

Dimenticavo: inizialmente Rosso aveva fatto capire che avrebbe inserito nelle maglie della nuova società il giallorosso del Bassano. Così poteva sembrare una sorta (anomala anche questa) di fusione. Ma il De Bortoli aveva mangiato la foglia e nella sua ordinanza (chiamiamola così) finale aveva posto per l'ultima definitiva offerta altri due vincoli: colori solo biancorossi a strisce e sede in via Schio. 

Tutti vincoli accettati dal Rosso. Il quale però non aveva concordaro con De Bortoli alcuna sottoscrizione di contratto di giocatori del Vicenza fallito. Queste sottoscrizioni sono saltate fuoriquando è stata costituita la società L.R. Vicenza Virtus, acquirente del ramo d'azienda. Come è possibile?

È questo sostanzialmente il motivo-clou del ricorso di Romizi e C. E la OTB (Only The Brave) che fine ha fatto? Era solo un'agente della costituenda società. E il Bassano Virtus? Non esiste più. E il vecchio titolo del Vicenza calcio? Portato in una discarica, si presume.

E la vecchia "R" che campeggia ancora sulle maglie? O Marzotto se ne frega, o dormono, o si sono accordati con Rosso. Ma i comuni mortali non sanno nulla. La scomparsa del vecchio glorioso titolo sportivo ha portato con sé la scomparsa del comodato d'uso gratuito. È l'ultima anomalia di un'operazione strana, bizzarra, incredibile, di cui si parlerà inevitabilmente ancora per qualche tempo. A parte le probabili, inevitabili, ricadute sul piano civilistico e penale.


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