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Vicenzjuve o vivaio nostrum? L'opinione di Alberto Belloni

L'ex ds biancorosso Sergio Vignoni: "Investire sul settore giovanile costa ma alla lunga paga sempre. A Vicenza serve una rifondazione"

Il destino delle provinciali, almeno prima dell’avvento del cosiddetto calcio moderno, era quello di allevare giovani promettenti per trasformarli in giovani talenti da far esordire nei campionati professionistici e poi magari venderli a qualche formazione di rango, traendo da queste ultime operazioni i quattrini con cui vivere. Da tempo per il Vicenza non è più così.

Gli investimenti nel vivaio si sono progressivamente ridotti e la formazione Primavera/Beretti infoltita di ragazzi provenienti da altre realtà. Il culmine del degrado della linea verde si è avuto l’anno scorso, stagione nella quale la strategia Pastorelli ha tagliato i già striminziti fondi per le squadre giovanili, evidentemente considerate dei rami secchi. La politica dei giovani era e resta un fattore pagante, a patto che sia concepita e finanziata come un investimento produttivo e che non si pretenda di cavare dal cilindro, dall’oggi al domani, le stelle delle Nazionali Under.

Sul peso della leva calcistica abbiamo coinvolto l’ex direttore sportivo del Vicenza dei miracoli e ancora attivo nel mondo del calcio, Sergio Vignoni, chiedendogli se l’era del giocatore fatto in casa è ormai tramontata.

“Niente affatto - ci ha risposto. “Non è vero che spendere per i piccoli talenti è un rischio, visto che possono essere regolarmente tesserati e anche ceduti, in Regione prima dei 14 anni e liberamente poi. Ma formarli, dar loro visibilità, assicurare fiducia, resta nel DNA soprattutto delle squadre che non fanno parte del giro delle big. Mantenere un settore giovanile forte costa, questo è fuori di discussione, ma alla lunga paga sempre. I migliori vivai non appartengono solo alle formazioni più titolate, come nel caso di Inter, Juventus, Roma o Fiorentina, ma sono il fiore all’occhiello di realtà come Empoli o Udinese, per non parlare dell’Atalanta che è probabilmente la miglior fucina di talenti in Italia.

Da tempo vedo il settore giovanile biancorosso in grande difficoltà. A mia memoria, negli ultimissimi anni ricordo solo Sbrissa e anche se la formazione di Pasquale Luiso non ha fatto male, è chiaro che serve una totale rifondazione, che vuol dire ottimi allenatori, osservatori molto competenti e rapporti privilegiati con le società minori, perché è chiaro che se prendi un ragazzino promettente, che so dal Caldogno, o dal Dueville, e poi non lo paghi secondo le aspettative, la prossima volta non lo daranno più a te ma agli emissari del Milan o del Verona".

Chiarissimo, quasi lapalissiano. Ma la domanda se diventare palcoscenico privilegiato per i gioiellini della Juventus, magari grazie ai buoni auspici dell’ex bianconero e neo DS Moreno Zocchi oppure dirottare fondi per rilanciare il vivaio di via Schio ha già avuto una prima risposta nelle parole di Marco Franchetto, il quale, ad una mia specifica domanda sul tema, ha risposto che, in questo momento, tutti gli sforzi della società sono tesi a dare una credibilità alla prima squadra, mentre per il resto occorre dare tempo al tempo. C’è una logica in questo. Ma è comunque un peccato, ricordando come il Lane “poareto” del ventennio in serie A abbia realizzato il miracolo proprio grazie al suo vivaio, quello prodotto dalle due vittorie nel Torneo di Viareggio, con i ragazzini terribili: Campana, Zoppelletto, Gigi Menti e compagnia cantante. Irripetibile?
 


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