Politica

Urbanistica, il rischio di una «legge mafiogena»

Il provvedimento noto come «cantiere veloce» varato da palazzo Ferro Fini scatena le ire degli ambientalisti veneti a partire dal Covepa che temono, oltre alle infiltrazioni criminali, una deriva cementizia anche a ridosso della Spv. Scarpa: «Si punta solo ai titoli di giornale e la nuova norma aumenta la burocrazia»

Il trissinese Massimo Follesa portavoce del Covepa (repertorio Today.it, foto Marco Milioni)

Se la nuova norma urbanistica di recente approvata dal Consiglio regionale del Veneto non sarà profondamente rivista rischia di essere una «legge mafiogena» grazie alla quale «il crimine organizzato potrà diventare parte non solo integrante bensì strutturale della cosiddetta ripartenza: la quale abbinata al fiume di danaro che dalle parti di palazzo Chigi si paventa con il recovery plan, non fa che rendere più nere le nubi che si stagliano all'orizzonte». A lanciare questo grido d'allarme e a puntare il dito contro palazzo Ferro Fini è il Covepa, il coordinamento che da anni si batte contro la Superstrada pedemontana veneta meglio nota come Spv. Il j'accuse del Covepa è contenuto in un dispaccio al vetriolo diramato oggi 24 giugno sul blog dello stesso coordinamento.

«INNO CACOFONICO AL CEMEMTO»
«Al di là dei preoccupanti aspetti tecnico-giuridici che meritano una trattazione a parte, le nuove norme urbanistiche che stanno transitando per il Consiglio regionale del Veneto sono orrende. Anzitutto - si legge - sono scritte da cani lasciando molto spazio al contenzioso. Ma soprattutto la nuova disciplina, un corale inno cacofonico al cemento senza se e senza ma, spodesterà de facto i comuni di molta della potestà di pianificazione. In che modo? Semplicemente riversando nelle mani, ossia nelle tasche, del privato, il frutto di una pianificazione evidentemente scritta sotto dettatura degli stakeholder immobiliari, finanziari, del cemento, delle cave, delle strade e della rendita fondiaria».

«MONETIZZAZIONE» SULLA GRATICOLA
Appresso c'è un altro addebito: «La deregulation per quanto concerne i cambi di destinazione d'uso poi non è null'altro che il via libera alla conversione scriteriata di capannoni in aree commerciali la quale, specie lungo l'asta della costruenda Superstrada pedemontana veneta» più nota come Spv, «darà vita ad una ennesima gentrificazione alla veneta: fatta di ulteriore sottrazione di spazi verdi e di funzioni sociali. Soprattutto perché la nuova disciplina apre la strada alla monetizzazione degli standard mancanti. La monetizzazione, che è quella pratica che in urbanistica prevede di pagare alle amministrazioni pubbliche un quantum, solitamente una miseria, al posto di provvedere alla realizzazione di standard come verde, sociale e servizi quando un privato realizza nuove edificazioni o trasforma quanto è già costruito, andrebbe cancellata dalle norme. E invece le amministrazioni pubbliche continuano a farvi ricorso trasformando il territorio, ormai un salvadanaio rotto e definitivamente depredato, in una esangue gettoniera».

Tuttavia la parte più critica della nota nei confronti della nuova norma (norma di cui parla diffusamente l'agenzia Ansa) è quella finale. «Se queste modifiche - si legge nel testo firmato dal portavoce del Covepa ossia l'architetto trissinese Massimo Follesa - diverranno definitive» nel senso che non saranno rimesse in discussione «oltre ai dubbi sulla costituzionalità della nuova disciplina «ci troveremo di fronte ad una legge veneta» che pone poche barriere ad una ulteriore penetrazione delle cosche nel territorio.

IL GRIDO D'ALLARME DI CARLOTTO E GUIDOTTO
«Pare che il legislatore regionale - attacca il Covepa - sia sordo al grido d'allarme che in questi giorni è stato lanciato da personalità di spicco come Enzo Guidotto, presidente dell'Osservatorio veneto sul fenomeno mafioso o dallo scrittore Massimo Carlotto. Il quale di recente durante un incontro letterario a Sossano ci ha ricordato, dati Fmi alla mano, come il Nordest abbia affrontato la crisi in epoca coronavirus ricorrendo massicciamente ai capitali di origine mafiosa in modo assai più rilevante che in altre aree del Paese».

Il riferimento di Follesa è preciso. Ed è a una recente intervista rilasciata da Guidotto a Vicenzatoday.it nella quale quest'ultimo si sofferma sui rischi del possibile "tana libera tutti" che le norme legate alle semplificazioni burocratiche possano in qualche modo occultare proprio in relazione alla pervasività dei capitali sporchi nel contesto della economia del Nordest. Un contesto che lo scrittore Carlotto, di recente ospitato in un festival culturale a Sossano (ne parla peraltro Vicenzatoday.it di oggi).

LE BACCHETTATE DI ZANONI
Le novità che il Consiglio regionale ha introdotto con la legge denominata «Cantiere veloce», alcuni giorni fa è stata presa di mira da alcuni consiglieri regionali del Pd (il trevigiano Andrea Zanoni in primis) che hanno aspramente criticato il provvedimento. E se da Trissino fioccano le critiche di Follesa, dalla Marca non va per il sottile nemmeno l'ingegnere Romeo Scarpa.

Volto noto di Italia Nostra a Treviso ed esponente di spicco della galassia ambientalista veneta, Scarpa ai taccuini di Vicenzatoday.it usa l'arma dell'ironia: «Queste modifiche alla legge hanno lo stesso effetto dell'acido ialuronico a una vecchia di centocinquant'anni. Al netto dei punti oscuri, la legge serve solo ai soliti noti per andare sui giornali. Costoro sanno che una modifica normativa simile, oltre a complicare ancor più incombenze sul piano burocratico, era già stata bocciata dalla Corte costituzionale. Ma il giochino di costoro è chiaro. Se questa schifezza rimarrà così comè, c'è chi canterà vittoria. Se invece sarà impallinata dalla Consulta, allora certi capataz e certe capataz della politica regionale avranno buon gioco per dire ecco, questo è il centralismo italiano che non ci permette di fare le cose e che non permette a chi è svelto e scaltro di lavorare. Il giochino però - attacca Scarpa - lo abbiamo sgamato subito».

ASCOLTA LA SINTESI DELLE DICHIARAZIONI DI CARLOTTO


Si parla di