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"L'Ultimo Bambino di Auschwitz" con Oleg Mandic a Vicenza

Oleg Mandic da bambino ad Auschwitz (immagini di archivio)

TUTTI GLI EVENTI PER LA GIORNATA DELLA MEMORIA A VICENZA E PROVINCIA

Mercoledì 25 gennaio alle 15.30 si terrà l'incontro pubblico con Oleg Mandic, un ebreo croato sopravvissuto al campo di sterminio nazista di Auschwitz e protagonista del libro "L’Ultimo Bambino di Auschwitz" presso il Palazzo Opere Sociali di Vicenza in piazza Duomo. Il protagonista del pomeriggio ricorda ancora "l'odore dolciastro dei cadaveri con quel fumo unto, capace di incollarsi sulla pelle", come ha dichiarato in un'intervista nel gennaio 2014 a www.lettera43.it. Oleg Mandić è stato l'ultimo prigioniero a lasciarsi alle spalle l'insegna "Arbeit Macht Frei" ("Il Lavoro Rende Liberi"), affissa sopra il campo di sterminio di Auschwtiz Birkenau nella Polonia in mano ai nazisti. Da allora non è mai più riuscito a ingurgitare un cucchiaio d'orzo, che nel periodo della detenzione ingoiava con bramosia per tenersi in piedi e sopravvivere all'orrore. Dalla ex-Jugoslavia venne internato a 11 anni come prigioniero politico insieme con la nonna Olga e la mamma:ì Nevenka: il padre e il nonno erano partigiani amici di Tito. Oleg è riuscito a sfuggire per caso all'inquadramento tedesco ed è sopravvissuto alle cure di Josef Mengele, il medico nazista noto come "Angelo della Morte" o "Dottor Morte" per i suoi esperimenti di eugenetica sui pazienti. Di ciò che vide nel campo Oleg non riuscì a parlarne per 10 anni. Poi qualcosa gli ha riacceso la luce dentro. Quando, adulto, è diventato giornalista, ha iniziato a raccontare, fino a descrivere quei folli otto mesi in un documentario, intitolato "Gli anni di fatidiche esperienze della famiglia Mandic con fascismo e nazismo". Adesso è abituato a visitare scuole e piazze, parlando di Auschwitz con la voce rotta dal pianto fino alla risata di chi accarezza la vita. Il campo di sterminio è diventato per paradosso il suo rifugio nel corso del tempo, quando cerca conforto: prende la macchina e viaggia verso la Polonia. Anche quest'anno Spi, Fnp e Uilp di Vicenza, rappresentanti tanti pensionati e pensionate del vicentino dai 60 agli 80 anni con donne e uomini, che hanno fatto l'Italia nell'epoca fascista e nazista, celebrano insieme la "Giornata della Memoria". L’incontro ad ingresso libero è patrocinato dalla provincia di Vicenza e vedrà l’intervento dei musicisti Alessandro Dalla Vecchia e Silvia De Boni, che accompagneranno il ricordo. 

"La memoria è come un seme" - affermano i segretari dei tre gruppi Igino Canale, Vittorino Deganello e Roberto Merlo - "Non basta piantarlo, ma, perché cresca e si mantenga, deve essere annaffiato, curato ogni giorno, tutti i giorni". Lo Stato Italiano, proclamando il 27 gennaio “Giorno della Memoria” ha voluto piantare un seme. "E’ compito nostro, di tutti noi, lavoratori, pensionati, giovani, anziani, uomini e donne" - proseguono i tre segretari - "far sì che quel seme metta radici e cresca. Altrimenti la memoria, come la pianta, si smarrisce, inaridisce". “E’ compito di ciascuno di noi coltivare ogni giorno nel proprio quotidiano questa memoria, perché ciò che è successo non possa e non debba più succedere" - concludono i rappresentanti dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil di Vicenza e provincia - "Sappiamo però, che purtroppo dopo la Shoah il mondo ha conosciuto altre tragedie, visto cosa è successo negli anni 90 nella ex Jugoslavia. Proprio per diffondere una cultura della memoria volta a costruire un pensiero critico e rispettoso dei diritti umani nelle menti di tutti i cittadini, lavoratori e pensionati, anche quest’anno uniamo le forze per celebrare assieme il Giorno della Memoria”.

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