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Il Fascismo Che Non Passa, Al Cinema E Nella Realtà

TRAGEDIA E COMMEDIA DEL FASCISMO NEL CINEMA ITALIANO 
La violenza, il razzismo, il conformismo e il totalitarismo del fascismo raccontati dal cinema dell’Italia repubblicana.
Scelta delle immagini e commento: Elvio Bissoli, Collaborazione: Carla Poncina
Ricerche iconografiche: Marco Marcante 
Montaggio audio e video: Irene Maria Bissoli, Gianni Marcante
Durata: 80 min.
“Tragedia e commedia del fascismo nel cinema italiano” è un progetto dell’ISTREVI, Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea della Provincia di Vicenza, 
e dello SPI-CGIL



I TEMI AFFRONTATI E I FILM:
1)Il fascismo che non passa: Anni difficili, di Luigi Zampa 
Italia (1948)
Dopo la Liberazione la rapida autoassoluzione dal fascismo, la sua rimozione, il trasformismo e il nuovo conformismo•L’autoritarismo e l’integralismo negli anni del centrismo•L’accanirsi della censura contro il cinema e l’impossibilità di rappresentare le violenze e le responsabilità del fascismo (al cinema solo i tedeschi sono i cattivi), sino a La lunga notte del ’43 del 1960.


2)Italiani brava gente?: I due colonnelli di Steno, Italia (1963) 
Italiani brava gente, di Giuseppe De Santis Italia/ URSS (1965)

L’accanirsi della censura governativa e dell’azione giudiziaria è stata particolarmente diretta contro qualsiasi opera che potesse scalfire la cosiddetta dignità e onorabilità delle Forze Armate•Questo ha fatto sì che anche il cinema si è tenuto ben distante dal mettere in discussione il mito degli “italiani brava gente”, dal contribuire a togliere il velo sui crimini di guerra e sul terrore praticato all’estero nei confronti dei civili, non solo da parte della Milizia volontaria fascista, ma anche dell’esercito e dell’aviazione italiani. 

3)La violenza: La marcia su Roma di Dino Risi, Italia (1974)
Il delitto Matteotti di Florestano Vancini Italia (1973)
Cronache di poveri amanti di Carlo Lizzani, Italia (1954)
Il processo di Verona di Carlo Lizzani Italia/Francia (1962)
La lunga notte del ’43 di Florestano Vancini, Italia (1960)
Dopo l’immane brutalità scatenata dalla Prima Guerra mondiale, il movimento fascista è stato il più rapido a introiettare la violenza come metodo politico per affermarsi•L’azione militare del fascismo impiegò l’arditismo delle truppe d’assalto per combattere e distruggere gli avversari, per presentarsi come forza eversiva antidemocratica, antiparlamentare, totalitaria e unico baluardo patriottico contro i “nemici interni” della nazione vittoriosa•In pochi anni l’Italia fu sconvolta dallo squadrismo violento, ammirato dai ceti medi impauriti, sostenuto delle espressioni più conservatrici e reazionarie del padronato agrario e industriale, ampiamente tollerato e favorito dalle autorità civili e militari•Così come all’inizio, anche la parabola finale del fascismo di Salò sarà dominata dalla violenza, ma questa volta nella sua forma estrema, sadica e senza limite.

4) Il razzismo: Gli occhiali d'oro di Giuliano Montaldo Italia/Francia/Jugoslavia (1987)
L’antisemitismo fascista non è stato il prezzo da pagare, malvolentieri, all’insana alleanza tra Hitler e Mussolini, per compiacere l’alleato tedesco, ma la conclusione di un lungo processo iniziato negli anni ’20 per il quale fascismo e razzismo diverranno indissolubili e lo rimarranno per tutta la durata del regime•Le leggi razziste promulgate dal fascismo nel 1938 contro i cittadini ebraici sono state - pertanto - il coronamento di un lungo percorso, avviato prima con il razzismo antislavo e successivamente con quello antiafricano•Il razzismo del regime è stato l’espressione tragica di un lucido, autonomo disegno politico e antropologico, favorito dalla sostanziale indifferenza degli italiani.


5) L’educazione nazionale e il conformismo
Il regime non fece ricorso solo all’uso della forza e della repressione per esercitare il pieno potere•Il fascismo investì le massime energie in una capillare e martellante opera di propaganda e di “educazione nazionale”, organizzando una vera e propria “industria del consenso”, per far interiorizzare alle masse i valori del fascismo e la loro totale identificazione con il proprio duce•La martellante azione quotidiana per instaurare un conformismo assoluto che respingesse ogni diversità, poiché questa rappresentava una minaccia per la nazione e l’italianità•Il conformismo che avvolse la società italiana si dimostrò il più efficace strumento di consenso al regime•All’avvicinarsi della Liberazione un nuovo conformismo era, però, in agguato, il conformismo di chi stava a guardare consapevolmente in disparte per capire dove, all’ultimo istante, sarebbe stato più conveniente schierarsi dopo lo scontro finale tra chi voleva perpetuare la tirannide e chi lottava per restituire all’Italia la libertà e la dignità.
Concorrenza sleale
di Ettore Scola
Italia/Francia (2001)
Le vie del Signore sono finite di Massimo Troisi 
Italia (1987)
Una giornata particolare
di Ettore Scola
Italia/Canada (1977)
Tutti a casa
di Luigi Comencini 
Italia (1960)
I piccoli maestri
di Daniele Luchetti 
Italia (1997)


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