Eventi

10 giugno: commemorazione a Monte Berico della battaglia contro l'Austria

Il 10 giugno commemorazione a Monte Berico, per i gloriosi fatti che valsero alla città la prima Medaglia d'Oro al Valore Militare. Domani ricorre l’anniversario del 10 giugno 1848, data dell’eroica difesa di Vicenza. Per ritornare a fare memoria di questa ricorrenza nel luogo simbolo della resistenza, pur con i limiti che le norme anticontagio impongono, mercoledì 10 giugno 2020 alle 10 sul piazzale di Monte Berico il sindaco deporrà una corona d'alloro alla base del monumento “Genio dell’Indipendenza”, dedicato ai caduti, vicentini e non, accorsi per la difesa della città.

Il 10 giugno 1948 avvenne l’eroica difesa della città da parte degli 11.000 cittadini e volontari, che dopo una strenua resistenza contro i 40.000 uomini del generale Radetzky furono costretti alla resa. A partire dal 1867, dopo l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, per volontà del Consiglio comunale la giornata del 10 giugno divenne ricorrenza ufficiale e fino alla metà del secolo scorso, la celebrazione di questa ricorrenza è sempre avvenuta attraverso un pellegrinaggio con partenza dalla Piazza dei Signori fino a Monte Berico.

La storia

Il 10 giugno 1848 gli austriaci del maresciallo Josef Radetzky attaccarono Vicenza difesa da volontari e dai soldati dell'ex esercito pontificio comandati da Giovanni Durando. La battaglia si concentrò nei pressi della città e sulle pendici dei Colli Berici. Si concluse con la conquista di Vicenza da parte degli austriaci.

Scoppiata nel marzo 1848 la prima guerra di indipendenza a seguito delle sommosse di Milano (Cinque giornate) e Venezia, all'avanzata dell'esercito piemontese di Carlo Alberto il maresciallo austriaco Radetzky si trincerò nelle fortezze del Quadrilatero. Egli dispose la mobilitazione di un corpo d'armata di rinforzo in Austria che il 17 aprile 1848 passò l'Isonzo.

L'esercito austriaco con 30.000 uomini e 124 cannoni avanzò a semicerchio su Vicenza da sud fino a est. Il 1º corpo d'armata su di un fronte ampio dai Colli Berici fino e oltre il Bacchiglione; il 2º corpo sulle strade da Padova e Treviso. I comandanti dell'esercito piemontese non si mossero, fiduciosi che la città avrebbe potuto resistere diversi giorni.

Radetzky spinse all'attacco il 1º corpo con l'intenzione di occupare la zona collinare a sud della città: all'alba del 10 giugno le avanguardie austriache si scontrarono con gli avamposti italiani. Da est il 2º corpo austriaco incontrò una valida resistenza, ma il punto cruciale della battaglia era a sud della città, presso La Rotonda sulla cui dorsale il 1º corpo austriaco riuscì a scalzare i volontari romani che ripiegarono su Villa Valmarana. Gli austriaci si impadronirono anche del ponte della ferrovia sul Bacchiglione e avanzarono su Porta Monte. Verso le 14 i difensori sferrarono un contrattacco, che fallì. Così, intorno alle 17, la difesa esterna si ritirò presso il santuario, ma già le brigate dei generali Eduard Clam-Gallas e Ludwig von Wohlgemuth cominciavano ad arrivare alle spalle degli italiani, mentre cadeva ferito Massimo d'Azeglio.

A questo punto Durando decise di mettere in campo le riserve che riuscirono però solo a consentire la ritirata dei difensori in città. Egli ritenne la battaglia perduta e un suo proclama alle 19 dichiarò necessaria la resa, nonostante molti cittadini fossero contrari. All'una di notte gli austriaci cessarono il bombardamento e, iniziate le trattative, concessero all'ex esercito pontificio di ritirarsi a sud del Po, con l'accordo di non combattere più per tre mesi. Il giorno dopo, 11 giugno, circa 9.000 soldati italiani lasciavano Vicenza. Essi avevano subito 293 morti e 1.665 feriti. Gli austriaci avevano avuto 141 morti, 541 feriti e 140 dispersi.


Si parla di