Cronaca

Droga e clandestini, sgominata banda: indagato ex-vicequestore

Due anni di indagine della polizia di Stato ha portato allo smantellamento di una organizzazione criminale di italiani e albanesi che operava nel capoluogo berico. Provvedimenti per l’ex dirigente della Squadra Mobile della questura

Chiuse le indagini sull'intricata rete di spaccio di cocaina in città e di immigrazione illegale di clandestini nel territorio nella quale era rimasto coinvolto, con l'accusa di corruzione, anche l'ex dirigente della squadra mobile Michele Marchese. La complessa indagine della polizia di Stato della questura di Vicenza, durata circa due anni e coordinata dalla Procura della Repubblica, ha permesso di smantellate un’organizzazione criminale di soggetti italiani ed albanesi dedita all’importazione e allo spaccio di cocaina nel capoluogo berico.

Sono in tutto 15 le persone  che andranno a processo in due filoni di indagine. L’attività investigativa ha infatti evidenziato come la banda fosse riuscita a impiantare un notevole traffico di droga che veniva dapprima acquistata in diverse realtà del nord Italia per poi essere rivenduta a clienti “fidelizzati” nel vicentino. Il centro dell'attività di spaccio era il Residence Campiello a San Lazzaro. Accanto a questo aspetto c'è il provvedimento contro Marchese, indagato per una serie di reati che comprendono la produzione di falsi permessi a immigrati irregolari in cambio di cocaina. 

COCAINA E CORRUZIONE: ECCO COME AGIVA LA BANDA

Notevole la capacità operativa della banda che, oltre a intimidire con aggressioni e minacce alcuni acquirenti di droga restii a saldare i pagamenti, aveva fatto ottenere almeno quattro titoli di soggiorno e documentazione a membri del gruppo che, in tal modo, erano riusciti a “sanare” illecitamente la propria condizione di clandestinità in Italia.

Secondo le indagi, ciò è avvenuto attraverso la corruzione dell’ex dirigente della squadra mobile della Questura di Vicenza Michele Marchese che, in cambio di cocaina fornitagli dall’elemento di “vertice” dell’organizzazione, il campano Lucio Cerciello, si era attivato per procurare i titoli di soggiorno intercedendo con l'ufficio immigrazione attraverso false attestazioni di collaborazioni di giustizia da parte dei beneficiari e, in un’occasione, producendo addirittura una ricevuta contraffatta. Il funzionario è indagato anche per omissione di atti di ufficio e falso in atto pubblico avendo prodotto documentazione alterata per evitare la sospensione della patente di guida a carico del capo della banda.

MARCHESE-CERCIELLO: UN'AMICIZIA FUORILEGGE

Che rapporto c'era tra il 38enne Lucio Cerciello, di Nola e l'ex vicequestore Marchese? Quest'ultimo dopo essere stato messo in malattia nel 2015 per uso di cocaina, è stato oggetto delle indagini della squadra mobile dalle quali è risultato che, in cambio di cocaina, il dirigente della questura produceva documenti falsi per la permenanza in Italia di albanesi componenti della banda.

Sono quattro i casi venuti a galla. Il primo riguarda una ragazza albanese per la quale è stato prodotto una falsa ricevuta che le permetteva di entrare e uscire dall'Italia. In altri due casi Marchese avrebbe fatto ottenere dei permessi di soggiorno ad albanesi con una falsa attestazione che li indicava come collaboratori di giustizia e nell'ultimo, una ragazza sempre albanese, ha ottenuto il permesso per motivi famigliari, sempre attraverso l'intercessione dell'ex dirigente.  

LE INDAGINI

Nel corso dell’indagine, procura ha chiesto e ottenuto dal Tribunale di Vicenza - Ufficio GIP due misure cautelari di cui una in carcere a carico di Cerciello e la seconda interdittiva della sospensione dai pubblici uffici presso la polizia di Stato a carico dell’ex Dirigente della Squadra Mobile. 

I provvedimenti sono stati eseguiti dallo stesso personale della Squadra Mobile di Vicenza a maggio 2016. L’operazione si è conclusa oggi con la notifica dell’avviso conclusioni indagini emesso dalla Procura della Repubblica a carico di 15 soggetti deferiti a vario titolo per i reati di vendita e detenzione di sostanze stupefacenti, estorsione, favoreggiamento aggravato dell’ingresso e della permanenza illegale sul territorio dello Stato di straniero clandestino, impiego di lavoratori stranieri clandestini, falso in titoli di soggiorno, corruzione, omissione di atti di ufficio, traffico di influenze illecite, favoreggiamento, falso materiale e ideologico in atti pubblici e autorizzazioni amministrative.

Oltre a Marchese e Cerciello sono indagati altri quattro italiani:  Alessandro Cutillo, 47 anni, Adriano Ventola, 33 anni, Giuseppe Palmieri, 55 anni  e Antonio Adinolfi, 50 anni. 


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