Cronaca

'Ndrangheta, camorra, mafie cinesi e nigeriane: solo tre arresti e omertà locale

È quanto emerge dalla relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia presentata mercoledì. Un territorio che per produzione e volume d’affari consente alle cosche di mimetizzarsi nel tessuto economico e operare nel riciclaggio e nel reinvestimento dei loro capitali in attività dalla parvenza lecita

Foto da Catania Today

È la ‘ndrangheta calabrese ad occupare gli spazi di potere criminale in Veneto.

È questo ciò che emerge dalla relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia presentata mercoledì. Un territorio che per produzione e volume d’affari consente alle cosche di mimetizzarsi nel tessuto economico e operare nel riciclaggio e nel reinvestimento dei loro capitali in attività dalla parvenza lecita.

Non è facile capire quanto e come sono ramificate le ‘ndrine (le “famiglie” in gergo calabrese), è evidente infatti che la loro enorme disponibilità di denaro contante sia estremamente attrattiva per aziende e imprenditori in difficoltà di liquidità. Soggetti che si prestano facilmente a ruoli di “prestanome” e soci. Il centro operativo di Padova, che opera in tutto il territorio del Nord-est è riuscito ad intercettare la presenza di alcune cosche e in qualche caso ad arrestare alcuni elementi legati a queste. Dalla cosca Avignone di Reggio Calabria alla potente famiglia Grande Aracri di Cutro per finire alle cosche crotonesi degli Arena, dei Nicosia e dei Giglio. Tutti elementi che spaziavano in svariati ambiti commerciali, dall’edilizia alle scommesse online. Da sottolineare la prima interdittiva antimafia emessa nel vicentino nei confronti di una pizzeria di cui il titolare aveva rapporti con una cosca calabrese

La camorra

Diverse invece le zone buie in cui opera la camorra nella terra del leone di San Marco, la cui presenza è minoritaria ma non meno pericolosa e pressante. Dal clan dei Casalesi al clan Mallardo, i campani operano nel recupero crediti, nella distribuzione di generi alimentari con relative truffe ai danni dei fornitori e nel reinvestimento di capitali illeciti. Particolare anche il riconoscimento del territorio vicentino come “buon posto” dove passare la latitanza. A conferma l’arresto di una donna di Acerra, ricercata per traffico internazionale di stupefacenti, che lavorava come badante a Thiene. 

La Sacra Corona Unita

Per quanto riguarda la mafia pugliese, la Sacra Corona Unita, solo singoli casi come quello di un pluripregiudicato brindisino che in Veneto aveva creato un piccolo impero nel settore alimentare e che si è visto sequestrare beni per circa 2,5 milioni di euro. 


Una vera cassaforte il produttivo Veneto, una terra dove le operazioni segnalate come reati spia, per quanto riguarda la criminalità organizzata, sono state 2362 in un solo semestre, con accertamenti su 280 di esse. Nella quasi totalità riferite a soggetti legati a cosche calabresi. 

Le mafie estere


Come è facile pensare, non sono solo le mafie nazionali ad operare in Veneto. La criminalità organizzata cinese, per esempio, ha iniziato a operare nel campo della produzione della marijuana e un magazzino in cui si produceva questa sostanza è stato sequestrato nel padovano, con un carico pronto per il mercato londinese. In forte ascesa sono anche le cosiddette “mafie cultiste” di provenienza nigeriana che, oltre all’organizzazione Black Axe annovera anche la Sec (Supreme Eye Confraternity). Dagli stupefacenti alla prostituzione, dall’immigrazione clandestina alla tratta di esseri umani, questa forma di criminalità sembra trovare campo fertile su una tratta immaginaria che va da Mestre a Vicenza. 


Le mafie straniere hanno un riciclo umano continuo, è questo il loro segreto. Lo si vede anche dagli arresti per reati associativi, che nel solo secondo semestre 2017 sono stati 69 in Veneto. Distribuiti ragionevolmente per presenza delle stesse organizzazioni nel territorio: 4 per gli ex territori dell’Urss, 5 per il Nord Africa, 28 per l’Albania, 13 per la Nigeria e 19 per la Romania. 

L'omertà locale


Ma è un numero che emerge da questa relazione a destare qualche perplessità. Sono solo tre infatti i denunciati o arrestati per associazione mafiosa, il 416 bis tra il crimine organizzato italiano. Un numero che racconta come sia difficile, a livello investigativo, operare in un territorio come quello veneto. Impregnato da una cultura omertosa molto diversa da quella meridionale, basata sulla paura o su un presunto codice d’onore ottocentesco. L’omertà in Veneto è data da interessi inconfessabili ma evidenti: il magna e tasi è un po’ la versione padana delle tre scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano. Per una strana morale, che i soldi son soldi anche se sporchi di sangue.


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