Cronaca

Cassola, nota disciplinare all'operaio in coma: imprenditore a giudizio

Un 26enne è finito in rianimazione dopo un grave infortunio sul lavoro, ma il titolare della ditta ha spedito il richiamo. Ora il suo datore di lavoro dovrà comparire davanti al giudice monocratico di Vicenza

il capannone dove si è verificato l'incidente

Era al suo primo giorno di lavoro il 26enne che durante un'operazione di bonifica sul tetto di un capannone ha fatto un volo di quasi sette metri rischiando la vita e finendo in rianimazione al San Bortolo per una settimana. E mentre stava lottando per sopravvivere, l'azienda gli ha spedito un procedimento disciplinarecontestazione per "non aver prestato la dovuta attenzione”.

Il fatto è successo il 18 maggio 2016 e ora, al termine delle indagioni il Sostituto Procuratore, Silvia Golin, ha esercitato l'azione penale citando il propietario dell'azienda, un 47enne di Rosà, a comparire direttamente dinanzi al giudice monocratico di Vicenza, senza neanche dover passare per il filtro dell'udienza preliminare: la data dev'essere ancora fissata. L'uomo dovrà rispondere del delitto di lesioni colpose gravi. 

L'INCIDENTE

Il giovane operao, che all'epoca aveva 26 anni (oggi ne ha 28), di Rosà, era stato assunto da neanche due mesi e inquadrato comeapprendista dalla Castellan Giovanni srl, una ditta del suo stesso paese che si occupa di smaltimento di rifiuti e bonifiche di amianto/eternit. Alla sua prima bonifica, commissionata dalla Bizzotto Mariano di Cassola, proprietaria di un capannone in via De Gasperi a Cassola affittato anche ad altre aziende. La squadra della Castellan, formata dal 26enne e altri due operai, un 58enne assunto da soli sei mesi e un 25enne con sei anni di “anzianità”, doveva sostituire il tetto del capannone in eternit. 

Secondo la ricostruzione dell'incidente sulla  copertura c'erano Sandri e il 58enne, che però si trovava in un'altra porzione del tetto: l'altro operaio, il più esperto, era a terra intento ad alcune mansioni con una gru elevatrice. Il giovane stava bonificando l'area da trattare, suddivisa in scomparti, per poi procedere con l'installazione delle nuove onduline in acciaio che dovevano sostituire quelle preesistenti in amianto.

Ad un certo punto, però, doveva recuperare una smerigliatrice che gli serviva per il suo lavoro, ma accanto non aveva nessuno che lo potesse aiutare, il collega stava operando in un altro scomparto, e così si è allungato per afferrare lo strumento sganciandosi per un istante dalla linea vita a cui era regolarmente allacciato. In un attimo Sandri ha perso l'equilibrio e per non cadere ha appoggiato la mano su una fragile lastra in eternit ancora da bonificare, che ha ceduto: l'apprendista ha rotto la prima tettoia e il contro soffitto isolante, entrambi in eternit, ed è rovinato a terra dopo un volo di 6,40 metri, piombando sul sottostante pavimento della ditta Univer Telai, mentre gli operai erano tranquillamente al lavoro.

LA LOTTA TRA LA VITA E LA MORTE

Le condizioni del 26enne si sono presentate subito molto serie a causa delle gravi lesioni riportate nella caduta, senza contare la forte esposizione alla sostanza inquinante. Trasportato in elisoccorso all'ospedale San Bortolo di Vicenza, il giovane è rimasto per una settimana nel reparto di Rianimazione e per altri tre giorni in quella dell’ospedale di Cittadella, dove è stato trasferito e dove poi è stato ricoverato per diversi altri giorni nel reparto di Ortopedia. L'operaio alla fine si è salvato, ma ha rimediato una prognosi pesantissima di diversi mesi: oltre al trauma cranico, ha riportato uno pneumotorace e polifratture varie (diverse costole e vertebre, ala-sacrale, clavicola, terzo e quarto metacarpo della mano), ed è rimasto a lungo ingessato e immobilizzato a letto in preda a lancinanti dolori, senza contare le possibili, future conseguenze per il fatto di aver respirato le fibre di amianto. 

L'INDAGINE

L'azienda, mentre il 26enne era in  Rianimazione, e prima che gli organi competenti completassero le loro indagini e la ricostruzione dell'accaduto, gli ha scritto una lettera con oggetto “procedimento disciplinare – contestazione”, “per non aver prestato la dovuta attenzione”nell'effettuare il movimento che ha causato la caduta. Per tutelare i propri diritti il giovane, attraverso la consulente personale Linda Mazzon, si è dunque rivolto a Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini, i cui tecnici hanno subito iniziato ad analizzare l'incidente, su cui la Procura berica ha avviato un procedimento penale. 

Tra le ipotesi oggetto d'inchiesta, il fatto che un apprendista sia  stato mandato  da solo a svolgere quel delicato intervento sul tetto e il perché non fosse vicino a lui il titolare, che nell’atto di assunzione figurava quale suo “tutor”.  Studio 3A riferisce inoltre di aver scoperto  che l'infortunio non è coperto. A conclusione delle indagini preliminari l'imprenditore dovrà rispondere del delitto di lesioni colpose gravi “perché, nella sua qualità di amministratore unico della causava all'operaio - si legge nel decreto di citazione a giudizio - lesioni personali gravi al lavoratore con malattia superiore ai 40 giorni, con colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia"


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