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Il lungo fiume di veleno: intro

Non sarà un’inchiesta estiva, leggera e colorata. Non è neanche un allarme che si lancia per creare sensazione: è un servizio dovuto a una città

Negli anni ’80, Vicenza, non era solo una delle città dell’oro a livello mondiale. Era anche una delle province d’Italia più colpite da una piaga che stava mietendo vittime in tutto lo stivale: l’eroina. Spacciatori che si aggiravano tranquillamente tra le colonne di Piazza dei Signori distribuivano a generazioni di tossicodipendenti le loro dosi più o meno “tagliate”, più o meno letali. Era solo una questione di tempo. Giovanissimi, giovani o adulti. Non c’era differenza. 

Le vittime

Dal 1973 ad oggi in Italia sono morte oltre 25.000 persone per droga, una strage silenziosa che ancora oggi non conosce la parola fine. Gli ultimi decessi avvenuti nel vicentino, la nomea di “piazza del buco a buon mercato”, scene che pensavamo di non vedere più per le strade della città portano necessariamente ad aprire una finestra su ciò che avviene tra le mura della città del Palladio. Girare intorno al problema serve solo a nascondere la polvere sotto il tappeto: è emergenza, non è solo una questione di degrado. Conoscere, informare e cercare di prevenire questa piaga è obbligatorio, necessario. 

L'inchiesta


Per questo seguirà un’inchiesta in questo pianeta oscuro che metterà in evidenza come, da una dose di stupefacente, risalendo nella catena di distribuzione si può arrivare a chi gestisce questo mercato di morte. Molte volte fatto da persone dall’immagine rassicurante del buon padre di famiglia. Senza ipocrisia e senza la paura di sfiorare categorie “intoccabili”. 


Conosceremo i metodi di contrasto, lo storico di ciò che si è evoluto nel tempo: dalla marijuana alle droghe sintetiche, le zone dedite allo spaccio e quelle riservate “al buco”, come e dove la cocaina entra nei “salotti buoni” della città e tra gli studenti. Lo faremo con video esclusivi e con documentazione precisa e aggiornata. Si cercherà di informare su ciò che sono i danni degli stupefacenti oggi, molto diversi e più complessi di quando i tossicodipendenti andavano a grattare i muri di piazza Castello per tagliare l’eroina ulteriormente e rivenderla ad altri. Parleremo del web e di come un certo mercato si sia spostato lungo le fibre ottiche e di come sia più difficile contrastare questo fenomeno. 


Non sarà un’inchiesta estiva, leggera e colorata. Anzi. Sarà uno schiaffo forte alla quotidianità che difficilmente si sofferma su queste tematiche in modo approfondito. Non è neanche un allarme che si lancia per creare sensazione, per generare traffico di utenti, per speculare editorialmente: è un servizio dovuto a una città che troppe volte si è svegliata sorpresa e ferita da un problema che ha sempre avuto davanti agli occhi e l’ha sapientemente evitato o peggio rimosso.

Ma non è più tempo di bende agli occhi, è tempo di vedere la crudezza della realtà. La posta in palio sono le giovani generazioni presenti e future e non ci si può arrendere al falso “inevitabile”. Non c’è questione politica o filosofica che tenga, qui è la mano che cerca una vena “buona” per iniettarsi una dose, è la mano che arrotola una banconota per “tirare” una striscia di cocaina nei bagni dei locali più cool di Vicenza, è la mano che infila in bocca una di quelle pastiglie che bruciano neuroni e crea tribù di zombi.

E quella mano potrebbe avere il volto di vostro figlio o figlia, di un vostro amico, di un vostro parente stretto, di un vostro collega. Senza moralismo, in una terra che è terza nel 2017 per numero di decessi, in una città che anche nel 2015 ha avuto il triste primato di morti dovuti alla droga. Il silenzio, in questo caso, è il partner migliore per chi fa business sulla pelle altrui. E noi non giochiamo in quella squadra.


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