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«La prescrizione» non divorerà il processo Miteni

Secondo l'avvocato di Acque del Chiampo un recente pronunciamento della Cassazione allontanerebbe di molto la eventualità, specie per gli illeciti relativi al secondo filone della inchiesta, che i reati non siano più perseguibili: frattanto si moltiplicano le voci di un intervento in parlamento che «inertizzi» la sentenza in favore degli interessi dell'industria

L'avvocato vicentino Marco Tonellotto, legale di Acque del Chiampo spa (foto Marco Milioni)

Quando l'inchiesta penale sul cosiddetto affaire Pfas (uno dei casi più eclatanti di contaminazione ambientale da derivati del fluoro che ha interessato tutto il Veneto centrale e che vede al centro delle accuse la Miteni di Trissino, oggi fallita, una delle industrie chimiche più note del Vicentino) fece capolino, tra gli addetti ai lavori in parecchi pensarono che la prescrizione avrebbe divorato una parte cospicua se non tutta l'inchiesta appena nata. Si trattava di una interpretazione con non tutti condividevano e che fece discutere sia negli ambienti giuridici sia in quelli legati alla galassia ecologista: se ne parlò sporadicamente anche sui media. Tuttavia un pronunciamento della Cassazione distillato durante la prima parte dell'anno sembra avere sbarrato ogni eventualità che il processo Miteni possa terminare per prescrizione, almeno per quella parte delle accuse che fanno riferimento alla violazione delle norme ambientali del 2015.

Alcune settimane fa i legali che patrocinano i gestori dell'acqua avevano posto l'accento proprio sulla questione. Uno di questi, si tratta del vicentino Marco Tonellotto, ai microfoni di Vicenzatoday.it spiega più nel dettaglio perché il pronunciamento dei supremi giudici sia così importante non solo per il processo Pfas (la cui prossima udienza è in calendario il 30 novembre al tribunale di Vicenza) ma per molti procedimenti consimili «in tutto il Paese». Ad ogni modo la decisione della Cassazione non sarebbe passata inosservata perché alcuni parlamentari di diversi schieramenti, collocati sia tra le fila della maggioranza che tra quelle della opposizione, starebbero facendo pressione affinché la attuale normativa recepisca una qualche modifica in modo da «inertizzare un pronunciamento della Cassazione che rischia di mettere in grossa difficoltà le imprese chimiche».

I primi passi di un piccola ma agguerrita «pattuglia trasversale» sarebbero giunti dopo una «breve ma intensa azione di lobbying da parte di uomini cerniera tra Confindustria e le Camere»: questa la indiscrezione che da giorni gira tra palazzo Madama e Montecitorio e che è stata confermata a Vicenzatoday.it da un parlamentare veneto del Carroccio che chiede l'anonimato. «L'attività di lobbying avrebbe interessato principalmente Italia viva, la Lega Nord, il Pd e, anche se un po' più marginalmente, anche ambienti riconducibili al M5S».

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