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Morti sul lavoro, numeri in calo nei primi mesi del 2019 ma "l'obiettivo deve essere zero"

"Abbiamo bisogno di rafforzare la prevenzione sui posti di lavoro di conoscere tempestivamente e dettagliatamente gli eventi mortali per poter definire in tempo reale interventi mirati e quindi efficaci”, questo il commento di Refesco, segretario Cisl Veneto

Sono 35 gli infortuni mortali accaduti sul lavoro in Veneto nei primi 8 mesi di quest’anno. Il dato arriva dall’Osservatorio Sicurezza Lavoro di Vega che ne certifica anche una riduzione del 30% dei casi rispetto al 2018.

Guardando alle aree territoriali, l'area più pericolosa per la vita dei lavoratori è, in assoluto, Vicenza con 12 eventi mortali.Un numero che porta la provincia berica al settimo posto nella classifica delle maglie nere nazionali dopo Roma, Napoli, Brescia, Milano, Torino e Foggia ( ma al 26imo posto come indice di incidenza sul totale degli occupati).

Dopo Vicenza troviamo Verona (9 casi), Padova (5 casi), Rovigo, Treviso e Venezia con 3 casi per territorio mentre Belluno è tra le 12 province italiane dove, alla data del 31 agosto, non si è registrato alcun decesso. Vega rivela anche che, nella nostra regione, gli infortuni mortali in itinere sono diminuiti rispetto allo stesso periodo del 2018 passando da 82 a 61. Si evidenzia anche il fatto che, pur essendo la seconda regione d’Italia per numero di occupati, il Veneto si colloca al sesto posto per il numero dei morti sul lavoro in occasione di lavoro.

In questi giorni anche la Regione Veneto ha pubblicato il Report statistico PREO aggiornato al mese di agosto. I numeri sono però molto diversi da quelli di Vega: l’osservatorio regionale registra infatti solo 8 casi mortali, in gran parte per schiacciamento.

Il report conferma che negli scorsi anni in Veneto il numero dei morti sul lavoro per cause di lavoro si è mantenuto stabile: 46 (2016), 49 (2017) e ancora 46 (2018).

Articolato il commento di Gianfranco Refesco, segretario Cisl Veneto “Il calo dei morti sul lavoro è un segnale che ci incoraggia e motiva a sostenere con maggior forza l’obiettivo “zero morti”, un risultato perseguibile se da parte della Regione di agisse in coerenza con il Piano Strategico di luglio 2018. Dobbiamo invece rilevare che si va in senso opposto quando si riducono gli stipendi agli ispettori degli SPISAL e si smantella, un pezzo alla volta, l’Ufficio Prevenzione. Oggi invece abbiamo bisogno di rafforzare la prevenzione sui posti di lavoro di conoscere tempestivamente e dettagliatamente gli eventi mortali per poter definire in tempo reale interventi mirati e quindi efficaci”.


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